maggio 02, 2022

Madama Insonnia

Madama Insonnia
turpe stupro delle palpebre mie
domanda inevasa, negletta, di sonno e sogni
grave e avara mi concupisci, strega!
di cigni magri matrigna, il giorno fai un ignavo di me
e all'uso visigoto di lino nero mi avvolgi
per iniziarmi al tuo amaro rito

di giorno ti fai temere e la notte detestare
ché al crepuscolo si radunano li servi tuoi
corteo macabro, per condurmi al tuo cospetto
in vincoli, suonando flauti malevoli
verso lidi di mestizia e rimpianti
e sempre, ovunque, mi trovano quei demòni

e ivi, presso letti di malattia e martirio
con sinistri alambicchi e pazienza e perizia
maestosa al capezzale mio ti disponi
amante pietosa e devota
alché operosa distilli livore da' miei lombi
e non lasci la stana finché luce dentro non piombi

ma ritorni ancora, certezza notturna tremenda
ti corichi meco per un altro raccolto
e ripeti l'opra, non fai mai ammenda
generosa di quei semi i cui frutti già ieri mi hai tolto
e così per settimane mi affami e svuoti
finché, una sera, gli otri colmi
carezzandomi la testa, per paesi non noti
mi abbandoni dicendo "ora dormi."

aprile 18, 2022

Il giorno in cui tutti i Moloch sorridono

Oh tu creatura senza peccato perché mai invero nata

e se nata nata empia e malvagia

Tu, dispensatrice di molti battesimi

Tu che vigili, occhio immemore e malmostoso

sulla liturgia di tutti i Moloch

Carogna fetente e immonda

 

Benedici, sollazza noi che ci scanniamo quaggiù

Per le briciole che ruzzolano putride dalla

Sozza pappagorgia tua

Con cantilene taumaturgiche e di torpore

Gonfie

 

Santifica nozze false e feste e fetore e fornicazione

perché di dolci età dell'oro udimmo e sperammo 

e in tributo gli innocenti al fuoco passiamo

a te Latore di molti beni che di nera luce ci bagni,

Dragando dogmi donde gorgoglia il gramo

 

Quali muse eretiche ci sussurrano più

Parole di saggezza ormai

Da ossari polverosi ove

La bella testa oscenamente ritorta all'indietro

Come antichi rettili

Terribili e mute giacciono

Facendoci solo dono di solitudine

 

Oh Nadir, Nadir dell'umanità

Grande oracolo delle genti

Dicci, chi sono quei mostri non da ragione generati

Che scorrazzano razziando impazziti e zelanti

In orde bavose e vili tutt'intorno

diccelo

E quegli rispose, parco nella voce

"È sì strano il giorno dell'uomo

che non riconosce se stesso

in sì turpe genìa"

 

Un urlo dal cuore della bestia 

si leva in diaspora, di là dal buio

Rantolo disperato, rotto e ottuso

il giorno in cui tutti i Moloch sorridono

e tintinna soave il danaro

al cospetto di Oceano

ding

ding

ding