Oh tu creatura senza
peccato perché mai invero nata
e se nata nata empia
e malvagia
Tu, dispensatrice di
molti battesimi
Tu che vigili,
occhio immemore e malmostoso
sulla liturgia di tutti i Moloch
Carogna fetente e
immonda
Benedici, sollazza
noi che ci scanniamo quaggiù
Per le briciole che
ruzzolano putride dalla
Sozza pappagorgia tua
Con cantilene
taumaturgiche e di torpore
Gonfie
Santifica nozze
false e feste e fetore e fornicazione
perché di dolci età
dell'oro udimmo e sperammo
e in tributo gli innocenti al fuoco passiamo
a te Latore di molti
beni che di nera luce ci bagni,
Dragando dogmi donde
gorgoglia il gramo
Quali muse eretiche
ci sussurrano più
Parole di saggezza ormai
Da ossari polverosi
ove
La bella testa
oscenamente ritorta all'indietro
Come antichi rettili
Terribili e mute
giacciono
Facendoci solo dono
di solitudine
Oh Nadir, Nadir
dell'umanità
Grande oracolo delle
genti
Dicci, chi sono quei
mostri non da ragione generati
Che scorrazzano
razziando impazziti e zelanti
In orde bavose e
vili tutt'intorno
diccelo
E quegli rispose,
parco nella voce
"È sì strano il
giorno dell'uomo
che non
riconosce se stesso
in sì turpe genìa"
Un urlo dal cuore della bestia
si leva in diaspora, di là dal buio
Rantolo disperato, rotto e ottuso
il giorno in cui tutti i Moloch sorridono
e tintinna soave il danaro
al cospetto di Oceano
ding
ding
ding